Il Louvre con l’aiuto dei privati acquista un Ingres per 19 milioni di euro. In Italia invece…
I musei comprano, anzi comprano spesso. Non succede in Italia ma in Francia. E senza esposti o denunce per eventuali danni all’erario. Come succede in Italia, non in Francia.
E’ notizia di oggi l’acquisto di un importante dipinto di Ingres, il grande ritratto del conte Mathieu-Louis Mole di proprietà privata da parte del Luovre. Si tratta di un ritratto di uomoSenza cause, appelli, cassazioni, e l’armamentario di polveroni politico/mediatici che ci fa considerare all’estero un paese piuttosto strano.
Il prezzo iniziale di stima del dipinto era 30 milioni di euro, considerato molto alto, anzi quasi irragiungibile dal Louvre che disponeva solo di 5,5 milioni di euro, ma comunque in linea con il valore di mercato.
Il museo ha temuto tuttavia che il quadro potesse finire in uno dei due musei americani che avevano manifestato interesse concreto all’acquisto, meno colpiti dalla crisi mondiale.
Ma per capire perché il Louvre, a differenza di quanto accade in Italia, abbia dovuto alzare l’offerta ed avvicinarsi il più possibile alla richiesta/stima del privato, bisogna tenere presente l’ enorme differenza del funzionamento del cosidetto “vincolo” fra Francia ed Italia.
In Italia il “vincolo” o declaratoria di particolare interesse ,è sostanzialmente un provvedimento dotato di una specie di eternità, e soprattutto vincola al territorio nazionale l’oggetto, senza tuttavia vincolare lo Stato italiano all’acquisto, potendo esso esercitare o non, a sua discrezione, il diritto di prelazione in caso di vendita, e senza alcun obbligo di rirarcire il mancato introito al proprietario che riceve comunque un danno più o meno evidente per il sostanziale incampo a vendere al giusto prezzo. L’oggetto vincolato, tutti lo sanno, dall’Italia non può uscire.
In Francia invece il mancato acquisto da parte dello Stato di un pezzo “vincolato” che sia offerto ad un prezzo di stima (quindi o da un estimatore di parte, o, in caso di contestazione, da un estimatore “terzo” scelto di comune accordo fra le parti) viene automaticamente svincolato e può andare all’estero.
In sostanza in Francia l’interesse dello Stato si manifesta attraverso l’acquisto e non, come da noi, con un semplice pezzo di carta (il vincolo appunto) che costa ben poco emettere, anche in gran quantità e di cui manca un preciso censimento ( lo notava per ultimo Riccardo Lattuada sul Mattino di Napoli)
Di fronte alla differenza di prezzo da colmare è allora scattata una campagna per conservare al patrimonio pubblico un tesoro nazionale. Non hanno chiesto al ministero di fare indagini sugli ventuali acquirenti/concorrenti ma sono andati al concreto. Tre mecenati, Eiffage, la Banca di Francia e Mazars hanno offerto alcuni milioni, i 60 mila membri degli Amici del Louvre hanno raccolto tre milioni, mentre la famiglia Noailles abbassava a 24 milioni la richiesta.
Ma c’era ancora molta e pericolosa distanza fra richiesta ed offerta, che favoriva l’obbligo di rilascio del certificato di esportazione. Ecco allora intervenire un anonimo donatore, si pesca nel fondo del patrimonio del ministero della cultura, gli Amici del Louvre si quotano di nuovo, finchè la baronessa di Noailles e famiglia, i prorietari appunto, si convincono che il quadro deve restare in Francia e che il Louvre è il posto giusto per restituirgli una nuova vita. Così, facendo sforzi e venendosi incontro reciprocamente, l’accordo è fatto per 19 milioni di euro.
Nessun attore francese ha lanciato appelli alla famiglia Noalles perché donasse l’opera tacciandola in mancanza di attaccamento alla “vil pecunia”. Anche qui molto diversamente da quanto accaduto Italia, nel caso per esempio dell’archivio Vasari di Arezzo di cui si è persino chiesto il bel gesto della donazione agli eredi Festari rinunciando all’offerta di acquisto dei russi di 150 milioni di euro. Una bazzecola cui si può tranquillamente rinunciare!
Per la cronaca questa nuova acquisizione del Louvre,è la più cara dal 1997
Il ritratto rappresenta un loro lontano e illustre parente che fu ministro della giustizia sotto Napoleone, della marina sotto Luigi XVIII e degli esteri sotto Luigi Filippo (un sapiente politico adatto a tutte le stagioni) e sarà esposto a fianco di Monsieur Bertin e del Duca di Orleans, altri due capolavori dell’arte del ritratto politico di cui Ingres fu indubbio maestro.
Il dipnto era appeso in un grande salone di una dimora di campagna della famiglia Noalles, ma in seguito ad un furto, i proprietari hanno deciso di venderlo. Meglio venduto che perduto, quindi.
L’acquisizione del Louvre è stata definita dal ministro della cultura Frederic Mitterrand di capitale per l’importanza di uno dei più grandi ritrattisti francesi e per la personalità eccezionale del modello, una delle più importanti figure politiche del 19/mo secolo.
Ancora per la cronaca nessun giudice di nessuna corte ha acceso indagine per danno all’erario per via di questo acquisto. Anzi c’è da pensare che in Francia, visto l’attaccamento più pratico che puramente teorico all’arte, l’indagine ci sarebbe stata casomai in caso contrario.