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17 Giu 2010

Roma. Una mela al giorno nel Paese delle Meraviglie

 di Rossana Calbi

fidia_malice_gabbia2.jpgCome eterni Peter Pan passiamo le ore davanti ad una scatoletta con i tasti che ci fa credere di essersi impossessati del mondo, quando ci mettiamo in contatto con l’esterno prendiamo aperitivi intrisi di discussioni sull’andamento strano di questo nostro presente. Spesso concludiamo le serate canticchiando le sigle dei cartoni animati. Rimaniamo bambini e ci piace. Non pronti e non spinti a prendere decisioni.  
Forse perché a noi le favole non le hanno mai veramente raccontate bene. E allora le riscopriamo anche nell’arte. L’intero Pop Surrealismo si muove da questo sentire, non a caso il caro Tim Burton ci ha regalato di recente una Alice non più bambina, ma che continua a proseguire le sue avventure. Noi che, ancora, portiamo le magliette con Topolino e abbiamo un’idiosincrasia per le cravatte; e riusciamo a considerare arte i pupazzetti che sono la nostra infanzia.

Così Mondo Pop, storica a galleria di Roma, dedicata al Pop Surrealismo, inaugura quella che viene chiamata fidia_cassetta.jpgadesso, bi personale, ma se non è personale, e ad esporre è più di un artista, io penso ancora si possa definire collettiva,  ma forse queste idee di “collettività”sono proprio vecchie in una tale deriva individualista. 
Nicola Alessandrini e Fidia ci portano nel paese dell’errore w[A]nderland.  Il termine deriva dall’unione di to wander ,che vuol dire sbagliare, e si incastra con il famoso mondo di Alice, Wonderland. I due artisti di questa collettiva, ci riportano in uno strano mondo delle favole. 
Se Alessandrini racconta una Via Crucis con Bambi, che cade e si rialza, con un’irriverente critica sociale in bianco e nero, ogni stazione è il dolore di un cerbiatto, che è destinato alla sofferenza, in una prospettiva sociale che non riesce a capovolgere e che lo vede ingenuo e vittima della sua stessa ingenuità. Così Fidia si ricollega a simboli analoghi e si interroga sul mancato insegnamento di questi. I materiali di riuso, il legno, i fogli protocollo usati dai ragazzi per i compiti in classe diventano i nanetti.

Pinocchio è il ciarlatano che vediamo ogni giorno in TV e che ci promette magari una cura per il cancro di fronte ad una folla esaltante, Biancaneve si riduce a bambola gonfiabile.
Cosa è mancato alle favole? Cosa non ci hanno insegnato? Eppure le cerchiamo, le amiamo ancora più di ieri. Perché crescere ci fa paura, e le favole noi non le abbiamo ascoltate, le abbiamo viste distorte e colorate, figlie del consumismo. Di quel consumismo spettacolare raccontato da Warhol e contestato da Guy Debord di cui noi siamo i figli. Rincorriamo la mela velenosa pur sapendo che potrebbe essere addirittura esplosiva come ce la racconta Fidia, e ascoltiamo Marcondiro ndiro ndello, il loop della mostra, cercando di ricordarci le parole, forse per mantenere quel senso di stupore, che, comunque, abbiamo perso in questa smania al consumo della vita, delle persone e quindi anche dell’arte. L’arte ci salverà? 
Forse, o forse no.

È poi questa la funzione dell’arte? O è solo quella di raccontare. Io ho camminato sulle foglie degli alberi che ricreavano il bosco mentre facevo la via Crucis di Bambi e pensavo a quanto avevo già pianto nel vedere il nicola_alessandrini_compositionlow.jpgcartone animato e a come quello spirito di commozione, nonostante tutto, non fosse mai cambiato per i miei occhi.  
Nicola Alessandri, con il solo bianco e nero delle sue serigrafie, mi ha fatto ricordare come il dolore dell’arte e la sofferenza è solo quello che siamo stati da bambini, che ci portiamo addosso come una zavorra. Che siamo stati Bambi e Alice, Cappuccetto Rosso e anche Lupo Cattivo, che adesso ci intenerisce nell’acrilico  di Fidia.
La favola di w[A]nderland avrà fine il 31 luglio, ultima mostra di questa stagione per la galleria Mondo Pop. E poi saremo pronti per l’estate, per le vacanze da scuola e dai compiti assillanti, in un’attesa che era più della vacanza stessa, in cui forse ci ricorderemo che si può sbagliare in questo fantastico e favoloso mondo, ma prima o poi si impara altrimenti il lupo ci mangia!

MondoPOP International Gallery,

via dei Greci 30, Roma

www.mondopop.it.

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