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1 Ago 2015

Musei vaticani, la carità e i gioielli

“Arte e carità, il gioiello come simbolo”

Giovedì 30 luglio si è inaugurata, presso i Musei vaticani, la mostra dal titolo “Arte e carità, il gioiello come simbolo”.
Fra arte e religione esiste un legame che risale ai tempi delle Muse, un rapporto che si è sviluppato nei secoli tra amore ed odio, tra necessità e ribellione; in questo binomio consolidato inserire un terzo fattore, l’alto artigianato o addirittura l’industria, è una operazione difficile, anche se si tratta del gioiello. Abbinare il concetto di gioiello a quello della carità, poi, rischia di diventare una forzatura, anche se l’intenzione è buona, e lo è; la mostra infatti è dedicata ai gioielli elaborati dagli allievi di un Master, il Master Executive di I° livello in Storia e design del gioiello, un Master promosso, appunto, dai Musei Vaticani, dalla Università di Siena (Campus universitario di Arezzo), da Confidustria Toscana Sud.
Il tema, che, come abbiamo detto, non era facilissimo, ha portato i 10 ragazzi a lavorare in diverse direzioni, dalla rivisitazione della croce portata dal Papa a Lampedusa, divenuta bracciale (Leonardo Campriani), alla parure ispirata alla Carità di Giotto (Cristina Melacci).

Genny Altran, “Arte e carità, il gioiello come simbolo”  Leonardo Campriani, “Arte e carità, il gioiello come simbolo”  Ilaria Pugi, “Arte e carità, il gioiello come simbolo”

Come ha dichiarato il Prof. Antonio Paolucci, Direttore dei Musei Vaticani, durante la conferenza stampa di presentazione: “Bisogna tornare all’idea di Museo come scuola. Il Museo è uno sterminato repertorio di figure, una infinita biblioteca di immagini. Il Museo è il campo elettrico che deve stimolare le idee, accendere i cervelli e i cuori, fare emergere i talenti che vivono latenti nelle giovani generazioni. Per questo ho voluto ospitare nei Musei Vaticani giovani designer chiamandoli a misurarsi con un tema affascinante come quello del gioiello. Dedicare attenzioni e risorse ai talenti di giovani artisti è il migliore investimento che il Museo possa fare.”
Il Museo come “campo elettrico” è una visione, alta, auspicabile; un augurio per il futuro, in un paese dove da tempo i Musei sono ridotti a campo di scontro di interessi economici e politici.
Si rinnova così la collaborazione fra Arezzo e il professor Paolucci, che si era sviluppata in maniera molto proficua nel 2008 per il quarantennale della Fiera Antiquaria, quando il Direttore dei Musei Vaticani presiedette il Convegno dedicato alla manifestazione e che portò l’anno successivo al conferimento della cittadinanza onoraria all’insigne professore.

Professor Antonio Paolucci e Cristina Melacci

Claudia Sterzi per EosArte