Firenze, Umani non umani, Claudio Abate | Carmelo Bene | Mario Schifano
Mostra a cura di Nicola Davide Angerame presso Galleria Frediano Farsetti – Firenze, 11 ottobre – 3 dicembre 2014, in collaborazione con Whitelabs, Milano
Questa mostra espone l’incontro tra la pittura di Schifano e il teatro totale di Carmelo Bene, in un
decennio decisivo per entrambi e centrale per la storia di una Italia che corre verso la modernità.
La mostra prevede un terzo protagonista, Claudio Abate, uno dei maggiori fotografi italiani viventi.
Ci sono vite che corrono in parallelo, che a volte s’incrociano per pochi istanti per poi proseguire
nuovamente in parallelo. Quelle di Carmelo Bene (Campi Salentina, 1937 – Roma, 2002) e di
Mario Schifano (Homs, 1934 – Roma, 1998) sono così. I due lavorano insieme sul set di “Umano
non Umano”, capolavoro del cinema underground che Schifano realizza nel 1971 e che vede un
giovane Bene recitare (insieme all’attrice e compagna Lydia Mancinelli) in un episodio incentrato
sul tema caro a entrambi: l’incomunicabilità, in questo caso di coppia. Poi vivranno a Roma, in vite
parallele che segnano il loro destino di artisti e di uomini non comuni: “umani non umani”, appunto.
Carmelo Bene nei panni di Pinocchio
La mostra, ideata e curata da Nicola Davide Angerame, insieme alla Galleria d’arte Frediano
Farsetti, è realizzata in collaborazione con Whitelabs Milano. Il suo titolo, “Umani non umani”
s’ispira, in modo giocoso irriverente (così come lo sono gli artisti esposti) al titolo di quel film
d’incontro tra Bene e Schifano, ed espone circa 50 fotografie che Claudio Abate (Roma 1943) scatta
a Carmelo Bene durante il decennio del loro sodalizio tra il 1963 ed il 1973.
Mario Schifano, Tutte stelle, 1967, smalto e spray su tela e perspex, cm 131×100
Queste fotografie sono messe “a confronto” con un gruppo di importanti opere di Mario Schifano
dello stesso periodo: dai monocromi alle televisioni, dalle palme alle stelle. Senza dimenticare la
macchina cinematografica che il capostipite della pop art italiana usa e dipinge, opera essa stessa e
simbolo di quel suo eccentrico cinema underground, autoprodotto e girato con pochi mezzi, sotteso
da un’estetica che sa unire profondità e immediatezza. Negli stessi anni Carmelo Bene sta facendo
lo stesso tipo di cinema in veste di sceneggiatore, regista, attore, costumista, montatore, scenografo:
tra il 1967 e il 1972 realizza cinque film, spendendo tutto se stesso e raggiungendo vette
impensabili per un neofita: nel 1968 vince a Venezia il Leone d’Argento con “Nostra signora dei
turchi”, trascrizione filmica del suo primo e unico romanzo omonimo scritto sull’esempio dell’Ulisse
di Joyce.
Maria Monti, Carmelo Bene, Silvano Spadaccino e Rita Klein
Come sostiene il curatore della mostra, Nicola Davide Angerame: “il cinema è un elemento di forte
similarità tra Bene e Schifano, ma non è l’unico. La vita privata e creativa, vissuta nella Roma della
“dolce vita”, vede punti in comune che prefigurano due personalità consanguinee. Nei rispettivi
campi di lavoro, essi oltrepassano i limiti. Entrambi dotati di genio e di un carisma fuori dal
comune, passano dalla cultura underground al successo restando fedeli alla propria poetica, mai
distinta dallo stile di vita, spesso pagandone prezzi alti, ma senza arrendersi all’ordine imposto da
un’idea di essere umano socialmente incasellabile dentro una identità predefinita. Romantici e
‘maudit’, Bene e Schifano sono esseri umani non (troppo) umani. Sono due “fratelli”: hanno la
stessa facilità di creare, uno sguardo personalissimo, una dedizione totale e una vita (s)regolata
proprio dalla loro dedizione all’atto creativo. Sono carismatici e magnetici. Come due alacri
Pinocchi vagano nel mondo reale come se fosse il Paese dei Balocchi. Il loro carisma diventa
un’altra arma estetica in loro potere. Il loro approccio al mondo e alla vita resta quella
“sprezzatura” che nel galateo estetico è sintomo, insieme alla facilità creativa, del genio
moderno”.
Mario Schifano, O sole mio, 1978, smalto su tela, dittico, cm 195,5×228
In questo incontro tra due figure così consanguinee, si pone anche l’incontro tra Bene e Claudio
Abate testimoniato dalle 50 fotografie riportate alla luce dagli archivi del fotografo soltanto di
recente.
Abate è nel 1963 un fotografo ventenne che si fa strada nel mondo dell’arte contemporanea,
immortalando performance e installazioni degli artisti, specie quelli dell’Arte Povera, che
diverranno testimonianze uniche e preziose dell’arte dell’epoca e faranno il giro del mondo,
entrando nei libri di storia.
Nel 1993 Abate espone in una personale al Padiglione Italia della Biennale di Venezia. Trent’anni
prima di giorno immortala l’arte e la sera il teatro di Carmelo Bene. L’amicizia tra i due è personale
ed è alla base di uno sguardo caldo e libero, che permette alle fotografie di Abate di affermarsi
come opere d’arte indipendenti dalla fotografia di scena.
Carmelo Bene nei panni di Erode
Le foto in mostra raccontano spettacoli di cui non esistono altre testimonianze, come “Cristo ‘63”,
scandaloso e censurato, o come il film “Salomé” del 1972, di cui Abate fu l’unico ad essere
ammesso a fotografare le riprese.
Il lavoro di Claudio Abate è stato oggetto di numerose mostre nazionali e internazionali: oltre alla
già ricordata presenza al Padiglione Italia alla Biennale di Venezia del 1993 si citano, tra le più
importanti, quelle all’Accademia di Francia a Villa Medici a Roma nel 2001; al MACRO, a Roma
nel 2002; alla Biennale di Fotografia a Mosca nel 2004; alla Maison Européenne de la
Photographie, a Parigi, nel 2006; la grande antologica al MART di Rovereto e quella all’Accademia
di Francia a Roma nel 2007.
Claudio Abate sarà presente all’inaugurazione della mostra insieme con il curatore Nicola D.
Angerame, entrambi disponibili per interviste.
Mario Schifano, Spazio, 1967, smalto su tela, cm 80×80
11 ottobre – 3 dicembre 2014
Inaugurazione sabato 11 ottobre, ore 18,00
Galleria Frediano Farsetti
Lungarno Guicciardini 21/23 rosso - 50125 Firenze
Tel.: +39 055 210107 - fax: +39 055 2399389
Internet: www.galleriafredianofarsetti.it
Mail: [email protected]
Orario: da martedì a sabato: 10.00-13.00 e 14.30-19.30 (lunedì: 14.30-19.30)
La Galleria d’Arte Frediano Farsetti si propone di affiancare a grandi retrospettive sui maestri del
Novecento italiano ed internazionale, proposte più sensibili alle ricerche della contemporaneità.
Tra i tanti esempi di esposizioni realizzate nel corso degli anni si possono citare Pellizza Da
Volpedo e Balla (Dal Divisionismo al Futurismo), 2000, Pablo Picasso e alcuni amici di Parigi,
2001, Giorgio de Chirico romantico e barocco, 2001, Filippo de Pisis artista d’Europa, 2001,
Modigliani: disegni e acquerelli, 2002, Mario Sironi, 2002, Aria di Parigi, tre toscani a La Ruche:
Soffici, Modigliani, Viani, 2003, Soutine, Kisling, Utrillo e la Parigi di Montparnasse, 2003, Dalì
all’eternità, 2004, Lucio Fontana, un maestro e le sue tecniche, 2005, Golden Venice da Guardi a
Fontana, 2007, Da Fontana a Castellani: artisti oltre la forma, 2010.
In occasione dell’apertura della nuova sede fiorentina, nel 2011 la Galleria Frediano Farsetti dedica
a Giorgio Morandi una mostra monografica con oltre 50 dipinti.
Tra le ultime esposizioni organizzate si segnalano nel 2011 Barzagli/Toxic, four hands: the human
functions e nel 2012 La neometafisica: Giorgio de Chirico e Andy Warhol, Hans Hartung: opere
scelte 1947-1988, Giuliano Vangi: disegni e sculture.