Arezzo, Al ‘reale convito’ fra dame e cavalieri
 La Nazione, Silvia Bardi - �
La splendida Ester riuscì a convincere il suo re Assuero durante la festa di nozze a salvare da una strage certa gli ebrei schiavi del regno. Come? Con un banchetto speciale, centinaia di piatti gustosissimi e un migliaio di vini. A fine pasto ottenne pure la morte del cattivo ministro Amman che verrà ricordata per il rito delle frappe fritte che gli ebrei mangiano durante il carnevale di Purim, chiamate appunto «orecchie di Amman». Il cibo, il buon cibo, e il vino, il buon vino, possono questo e altro. Anche ispirare a Giorgio Va-sari la tela più grande che abbia mai dipinto nella sua prolificissima carriera, il «Convito per le nozze di Ester e Assuero», un banchetto manierista che richiama alla Firenze medicea, di sette metri per tre, finito in cinquanta giorni, ora conservato al Museo d’arte Medievale e Moderna.
Questo stesso dipinto sarà il tema e l’ispiratore del «magnifico convito» che aprirà le celebrazioni vasariane ad Arezzo venerdì 2 settembre nel chiostro dell’Istituto tecnico «Buonarroti» in Pio-azza della Badia dopo l’inaugurazione delle due grandi mostre per il cinquecentenario della nascita del Vasari «II primato dei toscani nelle Vite del Vasari» nella Basilica inferiore di San Francesco e «Giorgio Vasari disegnatore e pittore» nella Galleria d’arte contemporanea di Piazza S.Francesco, e che vedrà come convitato d’onore il ministro dei beni culturali Giancarlo Galan. Un banchetto rinascimentale con i costumi realizzati dagli studenti dell’Istituto d’arte Piero della Francesca con figuranti nei panni di servitori, bottiglieri, barellieri, ci saranno musici che suoneranno strumenti del Cinquecento e danzatori e pure il trinciante addetto alle carni, ai salumi e ai sambudelli.
Tutto come immaginò Vasari, un banchetto a «credenza» cioè in piedi, con i commensali a fare da sfondo a un quadro, anzi, pardon, a un tableau vivant, dove sarà riproposta la scena vasariana con la credenza, il vasellame, i crateri, tutto con la regia di Alessia Uccellini, che da sedici anni organizza il convivio rinascimentale dedicato a Piero della Francesca (ma di sicuro il Vasari non si offenderà ) e l’organizzazione dell’associazione Arezzo Città del Vasari di Giulia Ambrosio e della Soprintendenza di Arezzo diretta da Agostino Bureca. E tutto in un chiostro, ornato per l’occasione, che all’artista era familiare. II grande dipinto, infatti, che gli aretini chiamano familiarmente «il vasarione», venne commissionato nel 1548 per il refettorio della chiesa della Badia ad Arezzo, confinante col chiostro, una chiesa molto amata dal Vasari, in cui si ritrasse con la giovane moglie nella pala dell’altare maggiore e per la quale realizzò la pala Albergotti. Scampata miracolosamente ai bombardamenti della guerra, l’opera dagli anni ‘50 è conservato nel Museo Medievale d’arte Moderna e Contemporanea. Musica, colori, sapori per un «reale e magnifico convito» come lo definì il Vasari stesso parlando della sua opera, nello sforzo di mostrare «maestà e grandezza», giusto per incantare i visitatori e giusto per accompagnare alla scoperta della vita di corte a lui tanto familiare.
SI APRONO così ad Arezzo, nella città natale del Vasari, le celebrazioni del cinquecentenario, con una festa a corredo di due grandi mostre in cui si racconterà il Vasari artista, il vasari architetto, il Vasari uomo e il Vasari storico dell’arte ante litteram con opere provenienti da tutto il mondo di artisti raccontati nelle «Vite» da Michelangelo a Lorenzetti, da Cimabue a Giotto, da Lippi all’Angelico, da Masaccio a Donatello fino a Botticelli. E ancora i disegni e i dipinti restaurati, quaranta lavori, alcuni mai visti, con gli studi preparatori ai capolavori vasariani. Una festa per dare inizio a un vero e proprio viaggio nell’arte italiana. (Prenotazioni 0575/453841)