FOIBE, nessuno tocchi Caino, ma nessuno dimentichi il suo nome e quel che ha fatto
Serve a qualcosa sapere solo oggi che aver saputo qualche decennio prima avrebbe potuto modificare il giudizio non solo storico, ma morale e politico su chi ancora oggi pretende chiamarsi eroe e affermare che non tutti i morti possono essere messi sullo stesso piano?
I negazionisti avevano vinto. Ma la verità si è fatta lentamente, dopo decenni, spazio.
Soltanto due settimane fa è stata celebrata in Italia e in tutto il mondo la Giornata della Memoria, dedicata al ricordo della Shoah, una delle pagine più nere della storia dell’umanità, che costò la vita a milioni di ebrei, zingari ed omosessuali.
Oggi, invece, ricorre un’altra data soprattutto come monito per il futuro: quella che segna il massacro delle Foibe.
La perdita di migliaia di vite italiane, una delle più grandi stragi tra quelle consumate durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale, in questo caso dall’Armata di Liberazione Popolare della Ex-Jugoslavia. Almeno diecimila persone, negli anni drammatici a cavallo del 1945, sono state torturate e uccise a Trieste e nell’Istria controllata dai partigiani comunisti jugoslavi di Tito. E, in gran parte, vennero gettate (molte ancora vive) dentro le voragini naturali disseminate sull’altipiano del Carso, le “foibe”.
A sessant’anni di distanza è necessario far conoscere questa tragedia italiana a chi non ne ha mai sentito parlare, a chi sui libri di scuola non ha trovato il capitolo “foibe”, a chi non ha mai avuto risposte alla domanda “cosa sono le foibe?”.
E’ necessario ricordare, a chi già conosce la storia delle foibe, ai figli e ai nipoti di chi dalle terre d’Istria e di Dalmazia è dovuto fuggire, cacciato dalla furia slavo-comunista e anche capire perchè, a guerra ormai finita, migliaia di persone hanno perso la vita per mano di partigiani comunisti e perchè, per sessant’anni, la storia d’Italia è stata parzialmente cancellata.
Di frequente le vittime, prima di essere ammazzate, venivano strappate alle loro famiglie, accecate, mutilate, evirati gli uomini, stuprate le donne, torturate, oltraggiate, tormentate e seviziate. Dopo questi supplizi i più fortunati venivano fucilati ed “infoibati”, gli altri legati col filo spinato insieme ad un cadavere e spinti ancora vivi nei crepacci a soffrire una lenta morte di fame e di stenti.
Condivido il principio dei Radicali: che nessuno tocchi Caino, ma vorrei che nessuno dimentichi il suo nome e quel che ha fatto.
M.P.
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