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30 Mag 2013

Ad Osimo, Da Rubens a Maratta. Grande mostra sul Barocco curata da Vittorio Sgarbi

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Ancora una volta le Marche protagoniste di primo piano nel panorama italiano delle grandi mostre con Da Rubens a Maratta, la grande mostra sul barocco a cura di Vittorio Sgarbi .
Ad ospitarla OSIMO, la splendida cittadina in provincia di Ancona dal fascino segreto e riservato e con un patrimonio storico artistico di straordinario valore. Una mostra di raffinata suggestione e impatto che saranno ulteriormente sottolineati dagli itinerari collegati alla mostra lungo il percorso urbano e nel territorio circostante.

Una mostra promossa dalla Regione Marche, dal Comune di Osimo e dalla Soprintendenza Beni Storici Artisci ed Etnoantropologici delle Marche di Urbino e realizzata anche anche grazie alla Fondazione Don Carlo di Osimo. La mostra vede presenti nel Comitato Scientifico studiosi di spicco internazionale come Mina Gregori, Antonio Paolucci, Lorenza Mochi Onori, Maria Rosaria Valazzi, oltre a Vittorio Sgarbi che lo presiede.
Il catalogo, edito da Silvana Editoriale, è curato da Vittorio Sgarbi insieme a Stefano Papetti responsabile anche dell’allestimento con Liana Lippi, direttore e coordinatore dell’evento.

La mostra, che si aprirà al pubblico il 29 giugno e sarà ospitata presso Palazzo Campana e il Museo Civico di Osimo, si propone, con l’esposizione di oltre 100 opere tra cui oltre ai tantissimi dipinti anche arazzi, sculture ed oreficerie sacre, di ampliare la conoscenza del Seicento nelle Marche  e valorizzarne l’immenso e sommerso patrimonio culturale.

E’ Vittorio Sgarbi, infatti, a sottolineare la valenza europea della mostra data dai grandi artisti presenti, Rubens, Maratta, Pomarancio, Mattia Preti, Solimena, Vouet, Guido Reni, Guercino, Gentileschi, e molti altri, tutti maestri di dimensione universale, espressione di un barocco non locale ma da capitale dell’arte.

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“Il Comitato Scientifico - fa rilevare il professor Papetti - ha operato un’ampia ricognizione volta anche a far riemergere dall’ombra opere dimenticate o inedite, che testimoniano la vitalità del territorio marchigiano in campo artistico, prendendo in esame un’area che spazia dalla zona costiera, con le importanti realtà di Osimo, Ancona, Camerano, Loreto, Senigallia e Fano, fino alle valli dell’entroterra, con le storiche cittadine di Fabriano e Sassoferrato.

Valga per tutti l’esempio dell’arazzo del Museo Diocesano di Ancona eseguito su cartone di Rubens, un arazzo la cui smagliante bellezza ne fa uno dei capolavori in mostra più attesi. Esso è parte di una serie di quattro tappezzerie tessute nelle Fiandre per conto della Confraternita del Sacramento di Ancona che le pagò una cifra spropositata. “Tutte e quattro le tappezzerie sono state conservate gelosamente per 400 anni per essere esposte soltanto una volta all’anno, in occasione delle festività religiose alle quali fanno riferimento i soggetti rappresentati. Questo è il segreto della loro eccezionale conservazione: infatti non hanno subito i danni dovuti alla continua esposizione ai raggi solari che falsano e sbiadiscono i coloranti usati per la lana”, spiega lo storico dell’arte Stefano Papetti.
In mostra quindi sarà come vedere l’arazzo come era appena uscito dall’atelier che lo ha tessuto. Le stesse lumeggiature eseguite con filati in oro ed argento conservano la freschezza del passato, fatto del tutto straordinario. La maggior parte, infatti, dei pur bellissimi arazzi che possiamo vedere al Quirinale, agli Uffizi, nei Musei Vaticani o al Palazzo Reale di Torino sono invece penalizzati dalle trasformazioni subite dai colori, che risultano oggi fortemente scoloriti o alterati ( soprattutto i verdi) dalla luce.

Attraverso gli itinerari collegati alla mostra verrà offerta l’opportunità di approfondire la conoscenza di un periodo storico ricco di novità nella elaborazione dei linguaggi artistici. Uno degli itinerari si snoda all’interno della città di Osimo, l’altro nei luoghi del territorio segnati dai più rappresentativi artisti dell’epoca: a Loreto con il Pomarancio e a Camerano con il Maratta.
Nel percorso urbano di Osimo, vero museo a cielo aperto, oltre alle sedi espositive principali di Palazzo Campana e del Museo Civico, è anche prevista la visita al Museo Diocesano, al Duomo e alla Basilica di San Giuseppe da Copertino, edifici che custodiscono opere legate al barocco che tanta rilevanza ha avuto in questa area. Estremamente suggestive anche le tappe in alcuni palazzi storici, dai preziosi interni barocchi tra cui Palazzo Gallo con l’affresco del salone delle feste “Giudizio di re Salomone” del Pomorancio, chiamato dal porporato osimano a decorare anche la Sala del Tesoro e la cupola della Basilica di Loreto

Grazie ad una importante rete di relazioni personali nell’ambito della Curia Romana, i maggiori esponenti delle famiglie del patriziato locale si dedicarono infatti alla committenza artistica, contribuendo al rafforzamento dei tradizionali rapporti con i principali centri italiani come Venezia, Roma, Firenze e Bologna. In occasione della mostra approfondite ricerche d’archivio hanno consentito per la prima volta di ricomporre alcune importanti quadrerie, come quella del cardinale Antonio Maria Gallo, andate poi disperse nel corso del XIX secolo ma un tempo vanto dei palazzi della nobiltà cittadina.

D’altro canto i vescovi ai vertici delle diocesi locali, anch’essi spesso appartenenti alle più prestigiose famiglie della nobiltà romana, e soprattutto i prelati presenti a Loreto, hanno profuso grande impegno nell’abbellimento invece delle chiese sottoposte alla loro giurisdizione, arricchendo il territorio con capolavori di Pomarancio, Gentileschi, Guercino, Reni, Vouet, con preziosi manufatti, come gli arazzi eseguiti su cartoni del Rubens e con pregevoli sculture e rare suppellettili.

La sede espositiva principale di Palazzo Campana, caratterizzata da interventi architettonici sei-settecenteschi, offre anche l’opportunità di sfruttare ambienti che si prestano a restituire il fascino degli interni barocchi. Un incanto che prosegue anche in altre dimore cittadine straordinariamente aperte e visitabili ne periodo della mostra, così come alcune tra le più belle chiese della città.

Chiese che presentano una soprendente presenza di opere d’arte. Autorevoli principi della Chiesa, come i cardinali Barberini senior e junior, hanno determinato, infatti nei secoli, l’arrivo di opere realizzate dai maggiori artisti attivi nell’Urbe, quali Gian Lorenzo Bernini, Giacinto Brandi e François Perrier, tutti legati all’ambito barberiniano.

A mantenere sempre vivi i rapporti con l’ambiente culturale romano ha concorso anche l’attività di Carlo Maratta, nativo di Camerano (1625), ma di fama internazionale. Artista tanto apprezzato dalle Corti Europee e dalle più alte Gerarchie Ecclesiastiche  da diventare il modello estetico per eccellenza nel passaggio fra Seicento e Settecento.
E’ attraverso i suoi epigoni, come il Chiari, che il classicismo marattesco s’irradia nella pittura del Seicento, improntando tutta la produzione artistica del secolo successivo.
Del grande maestro si vuole, con questa mostra, anche contribuire a celebrare il terzo centenario della morte, avvenuta a Roma nel 1713.

Una mostra che mira in sintesi a ricostruire, per quanto possibile, la complessa trama di relazioni che, rendendo gli artisti locali consapevoli e partecipi di quanto si andava realizzando nelle principali città italiane, fecero diventare le Marche attive protagoniste del rinnovamento dell’arte italiana e dell’affermazione del Barocco.

Postato il 16 maggio 2013