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15 Set 2012

ARTE E DIRITTO: EFFETTI COLLATERALI DELLA NOTIFICA.

 L’istituto che vuole salvaguardare il patrimonio artistico nazionale è oggetto di molte critiche Gli operatori chiedono una disciplina europea

Borsa e Finanza, Alice Capiaghi

Se, come visto nelle scorse settimane, la notifica è un istituto che trova sostanziale accordo grazie alla sua ratio tesa a preservare il patrimonio artistico e culturale italiano impedendo l’esportazione delle opere ritenute più importanti, nella pratica suscita numerose critiche. Oltre al già esaminato problema temporale, ovvero se sia corretto o meno che la notifica possa colpire le opere con più di 50 anni di età, le perplessità interessano tutto il procedimento che porta alla pronuncia di interesse da parte del Ministero, senza risparmiare quelli che possiamo definire «effetti collaterali», e indesiderati, della notifica

Cosa chiedono gli operatori del mercato per attutire un problema considerato anche dalla casa d’aste Sotheby’s «commercialmente dannoso e penalizzante sia per le case d’asta che per i mercanti»? Innanzi tutto una uniformazione della disciplina a livello europeo tesa a sancire nuovi criteri e a individuare più precise categorie soggette a notifica «II procedimento è troppo discrezionale: molto dipende dal funzionario della Sovraintendenza e mancano dei criteri scritti da applicare - osserva Isabella Tribolati della galleria Isarte - in altri Paesi dell’Europa la legge è più chiara e specifica che, per opere sotto un certo prezzo, non è necessario chiedere il permesso all’esportazione. Oggi da noi tutto ciò che ha più di 50 anni è ritenuto potenzialmente interessante e si sfiora il paradossale per cui anche un paio di occhiali vintage vanno sottoposti a verifica. Basterebbe una soglia di valore o una lista di artisti per cui a priori si decide che non possano essere esportati».

È d’accordo Matteo Crespi, giovane gallerista specializzato in disegni antichi: «In Francia, ad esempio, solo i disegni che valgono più di 15mila euro sono potenzialmente notificabili. Con il sistema italiano non siamo affatto concorrenziali, facciamo fuggire i mercanti nazionali e non attiriamo quelli stranieri». Negativo rispetto a questa soluzione Daniele Pescarmona, che, da direttore dell’Ufficio Notifiche di Milano, vede la questione sotto un altro punto di vista «Non si può usare una soglia di valore commerciale; si rischierebbe di lasciarsi sfuggire oggetti di per sé dallo scarso valore di mercato ma dall’immenso valore culturale. In fondo - prosegue Pescarmona - non sono poi tanti i lotti che notifichiamo: nel 2012, al 1 giungo, a cinque opere è stata vietata l’esportazione.

Nel 2011 sono state 14, nel 2010 solo 5, mentre nel 2009 furono 25». «Una lista interna però», rispondono mercanti e galleristi che, tra le principali richieste, annoverano all’unanimità anche quella di un archivio generale dei beni notificati consultabile online. «Così com’è - prosegue Isabella Tribolati - la notifica distrugge il lavoro dei mercanti ma anche il collezionismo privato». Oltre a favorire il mercato nero e l’esportazione illegale, cosa di cui è convinto 1′88,6% del campione della ricerca sul tema svolta la scorsa primavera da Monte di Pascili di Siena, la notifica oggi disincentiva massicciamente i collezionisti privati a prestare le proprie opere per mostre pubbliche nel timore che vengano dichiarate d’interesse culturale e perciò se ne vieti l’esportazione. Ma i problemi non finiscono qui. Tra lungaggini burocratiche e malfunzionamenti del sistema, a dover fare i conti con la notifica sono anche i trasportatori internazionali che, per conto di privati, mercanti o case d’asta, si fanno carico delle pratiche amministrative. Felice Pirro, titolare della società di spedizioni Shipping Team, è tra questi. «E un meccanismo perverso - esordisce quando lo incontriamo nel cortile della Sovraintendenza di Brera a Milano mentre attende il suo turno per sottoporre ai funzionari la merce che ha su due furgoni e che deve obbligatoriamente passare di qui prima che sia fatta espatriare - c’è poco personale e il numero di oggetti esaminati ogni settimana è troppo basso».

Tra opere d’arte, antiquariato e oggetti, sono circa 70 le richieste di esportazione analizzate dalla commissione della sovraintendenza ogni giovedì mattina, quando i trasportatori affollano con la merce il cortiletto di Brera. «Ognuno di noi pub presentare cinque domande, per un massimo di 15 oggetti», spiega Pirro. «Sono troppo poche - gli fa eco Tribolati - sostanzialmente è un blocco all’esportazione». Pirro non è l’unico a parcheggiare i suoi furgoni ogni giovedì nell’interno di Via Fiori Oscuri: «Ci sono anche Apice, Arteria che è qui per conto di Sotheby’s, Art Service per Dorotheum, Open Care per Bonhams».

Privati, galleristi e case d’asta danno il mandato ai trasportatori per portare a termine le pratiche di esportazione, con burocrazia e bolli che la fanno da padrone. «Dall’inizio dell’estate il meccanismo è cambiato - racconta Pirro - prima dovevi presentarti qui all’alba, per arrivare tra i primi e assicurarti che la merce venisse visionata. Ora invece ci si deve prenotare online nei giorni precedenti, ma l’idea è sempre la stessa: solo chi arriva prima, in passato fisicamente qui, ora su internet, può presentare la merce. E una gara al dito più veloce».

Tra i banchetti allestiti alla luce del primo mattino e le schiere di sedie antiche in attesa di essere esaminate, nel cortile di Brera c’è un gran movimento: i trasportatori chiacchierano tra loro, gli operai si affannano a preparare la merce, qualche privato «fai da te» attende pazientemente. Nel trambusto generale Pirro tende un orecchio e, alla sua chiamata, scappa verso le prime opere che saranno analizzate. La commissione è composta da tre donne funzionarie che si arrampicano, documentazione in mano, su e giù per il retro dei furgoni aperti. Con cautela gli operai scoprono tele, mostrano sculture, srotolano pergamene antiche. Si guarda a bellezza, firma, data e valore. A un cenno del trio commissariale si passa all’oggetto successivo. «Ci vorranno circa 40 giorni per avere la risposta definitiva del Ministero», conclude Pirro. Solo allora sapremo se queste opere potranno liberamente volare verso Londra, New York, Parigi. O anche più lontano, verso Russia e Cina Terza puntata (uscite prec.: 1/9 e 8/9)�