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1 Mar 2012

“Uomini o marionette”, von Kleist ai “Liberi esperimenti teatrali” del Cometa Off

 di Rossana Soldano -

Lo ammetto, tra me e il teatro sperimentale la scintilla non si è mai accesa. Neanche una casuale scossa, come quelle che ti prendono toccando qualcuno inspiegabilmente ‘elettrico’. Niente, tra me e il teatro sperimentale c’è sempre stata una tiepida reciproca indifferenza. Così, quando mi capita di assistere a certi spettacoli cerco di essere più indulgente e di non attribuire agli attori in scena più demeriti di quanti non meritino. E così anche ieri sera, al Cometa off, durante uno degli spettacoli del Let -‘Liberi esperimenti teatrali’- prima di lasciare che lo scetticismo lasciasse campo libero all’ira, mi sono chiesta più volte il senso di un attore al centro della scena con un leggio ma ho lasciato che il beneficio del dubbio perdurasse fino al sipario –ovviamente sipario in senso lato.
‘Uomini o marionette’,  di Duccio Camerini,  Alfonso Sessa e Dario Falconi  recitato dallo stesso Camerini, è un testo tratto da ‘Il teatro delle marionette’ di Heinrich von Kleist, poeta e drammaturgo dello Sturm und Drang tedesco.  Un turbinio di emozioni e parole intorno al rapporto tra l’uomo e il suo Dio, interpretato tramite la metafora di marionette e burattinai. L’effetto specchio che si crea fra l’uno e l’altro e così l’interdipendenza tra l’irripetibilità della Grazia –intesa come leggerezza- e le mani che muovono il nostro mondo in modo meccanico.  Un ballerino e un surreale duello di scherma.

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E’ meraviglioso, von Kleist intendo. Nel suo preromanticismo, nella sua ingenua ma convincente visione di quello che sembra sfuggirci all’occhio come vento tra le mani. Quando ancora era lecito pensare che per saper vivere la vita bastasse ca(r)pirne il significato. Rileggerlo oggi, che per convenienza spogliamo tutto –e tutti- solo per distrarci dal guardarci dentro, è meraviglioso. Ma allora perché non raccontarlo guardando il pubblico negli occhi ma affidandosi a un leggio? Perché rischiare l’attenzione e la comprensione a vantaggio di un cambiamento, di una sperimentazione? E perché sperimentare su un testo che ha attraversato i secoli subendo le ombre dell’incomprensione senza perdere in chiarezza di espressione? Certi testi, certi autori meritano di essere toccati con più grazia, certi autori dovrebbero comprendere che a volte mettere in  scena un testo senza cambiare nulla è già abbastanza per essere chiamato teatro sperimentale.
Ho trattenuto l’ira e messo da parte lo scetticismo. Ma la noia è spontanea. E non sopporto di doverla associare a von Kleist.
Non solo non si accendono scintille ma c’è un buio fittissimo.

‘UOMINI O MARIONETTE’  liberamente tratto dall’opera di Heinrich von Kleist
DAL 29 FEBBRAIO AL 2 MARZO a LET - LIBERI ESPERIMENTI TEATRALI
TEATRO COMETA OFF - Via Luca della Robbia 47 (Testaccio)

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